Come in autostrada

Sabato 06 Ottobre 2018

Come ogni giorno anche oggi stavo percorrendo il solito tratto di autostrada, lungo una ventina di chilometri, che mi separa da casa. Essendo alla guida non posso non notare i vari modi di procedere di chi viaggia accanto a me, ma dopo tanti anni nel traffico, ho capito che quel percorso non è altro che lo specchio del modo di pensare della gente: ogni veicolo racconta qualcosa del paese in cui viviamo.

I primi che si incrociano sono sicuramente i veicoli più lenti. Alcuni di questi stanno ordinati occupando la corsia di destra, ma la maggioranza si piazza nel centro indipendentemente dalle condizioni del traffico o dalla velocità scelta. Non penso che questa distinzione corrisponda ad una categoria sociale: non posso dire che i primi siano impiegati e gli altri imprenditori o vice versa, ma riesco facilmente ad immaginare la quotidianità di chi è abituato a prendersi quello che c’è senza troppi scrupoli nei confronti di chi gli sta intorno. Questa è proprio la categoria perfetta per rappresentare l’italiano medio.

Proseguendo il mio viaggio noto sulla terza corsia un’auto che mi sorpassa con una velocità leggermente superiore ma rispettando comunque i limiti di quel tratto di strada. Subito dietro viene incalzata da un’altra auto di grossa cilindrata che la costringe a rientrare: esattamente come chi è disposto a tutto per accrescere la propria posizione e non esita a passare davanti a chi ha lavorato con serietà e pazienza cercando di ottenere qualcosa in più dalla vita.

Dallo specchietto noto movimenti strani e in un attimo arriva quello che non considera le corsie e le fa a zig-zag incurante di qualsiasi regola o norma di sicurezza. Mi chiedo se magari è proprio lo stesso tizio che ha scaricato il vecchio televisore nel fosso vicino a casa.

Ci sono quelli che ti sorpassano già sulla corsia d’immissione, quelli che piuttosto che stare in coda usano la corsia d’emergenza, quelli che vogliono imboccare una svolta all’ultimo secondo e quelli che tentano la retro perché la sbarra non si è aperta.

In parole povere questo paese vive su tre corsie: una per i rassegnati, una per gli ignoranti e una per i furbi.


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