Ogni anno in questo periodo i fotografi del mio gruppo selezionano le foto per il prossimo calendario cosplay. Lo scorso anno avevo scritto due righe che potete leggere qui. Il mio pensiero non è cambiato: la fotografia cosplay è diversa dal ritratto e ciononostante non sempre se ne colgono le differenze. Vedo ritratti con soggetti bellissimi, qualitativamente impeccabili e ben realizzati, eppure non mi dicono nulla. Mi chiedo chi sia il soggetto ritratto e cosa stia facendo in quella posa, ma non trovo risposta. Posso anche cercare di approfondire ulteriormente l’analisi attingendo alla mia cultura otaku: conosco il personaggio, so quali avventure vive, conosco il significato dell’abito che indossa e ciononostante arrivo sempre a pensare che in quella foto non c’è nulla di lui, nessuna corrispondenza. Eppure sono tutti lì, imbalsamati tra espressioni di plastica e pelli di gomma, saldamente al centro di una location scelta con cura e poi ridotta a macchie di colore sfocate. Sarebbe già buona cosa se il personaggio di un horror fosse definito dal giusto chiaroscuro, se l’eroe di un fantasy fosse in un bosco, se un anime sci-fi avesse luci e colori adeguati.
Ma per un pubblico che non sa ne leggere ne scrivere, rimane la bellezza del soggetto che fa la differenza. Dovrei farmene una ragione…
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