Oggi tra le storie dei miei contatti di instagram stanno girando messaggi del tipo: “attenzione ai fappografi a Rimini Comix, non fate mai set da soli”. Questa frase riesce ad essere profondamente giusta e altrettanto sbagliata.
Sicuramente se state facendo un set e avete lasciato i vostri oggetti di valore poco lontano è un’ottima cosa avere qualcuno che li sorveglia e magari da un occhio anche all’attrezzatura del fotografo, ma qui è evidente che si punta il dito proprio contro quest’ultimo. C’è qualcuno così stolto che andrebbe a fare un set appartato con una persona di cui non ha mai visto neanche un lavoro?
Comunque la domanda è: ci sono molestatori Rimini e, più in generale, nelle fiere? Si. A volte provano e venderti biro e cartoline, a volte sono ubriachi che ti approcciano sul lungo mare o davanti a qualche locale, a volte si mettono una parrucca pensando di essere in cosplay e allungano le mani, a volte ti fanno foto di nascosto con il cellulare o con una macchinetta fotografica, a volte non si fanno nemmeno vedere ma ti fanno sparire la borsa.
Mettetelo in conto sempre, non solo mentre state facendo fotografie. Ma d’altra parte cosa c’è di meglio di un bello shit-storm su chi ha una macchina fotografica? Sono contento di essere stato in mezzo alla fiera per oltre dieci anni, di aver trovato bravissimi cosplayers totalmente sconosciuti e di averli potuti fotografare, ma oggi mi vergogno veramente tanto di girare per la fiera con una macchina fotografica in mano e quindi sono sempre più convinto che questo sarà il mio ultimo Rimini.
Non sono il solo a pensarlo, per questo più passa il tempo e più si abbassa il livello del fotografo da fiera, lasciando spazio proprio a quei personaggi dubbi di cui ci si lamenta.
I fotografi più anziani scelgono la via della pensione sempre prima, scattando solo su prenotazione o parcheggiandosi in eventi fotografici dove i cosplayers si scelgono dalla carta dei vini. Molti fotografi anziché esprimere solidarietà reciproca, preferiscono citare gli antichi romani con “mors tua vita mea” e sono i primi a sputtanare i colleghi.
Per me che non ho tutta questa cultura, ricordo quello che mi diceva il nonno mentre apriva il portone della stalla: “a spalar merda ci si sporca sempre”.
Basterebbe un po’ di solidarietà reciproca per stare tutti meglio, ma si sparge diffidenza e si pretende sicurezza. Tutto questo in un posto dove la gente si sfonda di superalcolici e sale sugli alberi con il culo di fuori. Per gente così non basta nemmeno uno Stato di polizia.
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