Se mi seguite da un pò sono certo che in passato avrete già letto post come questo. Ciononostante la situazione nella fotografia cosplay non è mutata in meglio, quindi eccovi qualche considerazione post fiera giusto per fare il punto su cosa non sta funzionando in questo ambiente.
Primo problema, ignoranza e maleducazione: giusto ieri ero in fiera e arrivano due signore con la macchina fotografica che iniziano a scattare sui soggetti che stavo mettendo in posa. Solita scena: faccio notare che non è corretto scattare senza chiedere il permesso al soggetto. Loro: “siamo in un luogo pubblico”. Vi risparmio il seguito con le mie citazioni di legge 679/16 e 633/41. Ormai le so a memoria… Ma anche il pubblico dei social non è da meno: sotto un mio scatto ieri è comparso il commento "ma poi te la sei fatta questa?". Ma chi lo vuole un pubblico così? Io di voglia di condividere i miei scatti sui social ne ho sempre avuta poca, ora ancora meno.
Secondo problema: la paura dei fotografi sconosciuti. Prima della fiera ho ricevuto dei messaggi incoraggianti: “so che ci sarai e visto che mi ero trovata bene lo scorso anno, vorrei scattare ancora con te”. Insomma tutto va bene con chi ti conosce, ma con quale coraggio scatti una foto a un cosplayer che è già a disagio solo per il fatto che gli stai chiedendo una foto? Partendo così immaginate poi che foto saltano fuori…
Il terzo problema è legato all’implicita contrapposizione tra fotografi a pagamento e fotoamatori. Non sto usando la parola “implicita” a caso: sono sempre convinto che l’unica cosa che dovrebbe distinguere un fotoamatore da un fotografo a pagamento è che il primo scatta ciò che vuole, il secondo offre un servizio a chi lo richiede.
Il problema è che quando il cosplayer è disposto a pagare per delle foto e poi viene a chiederle anche al fotoamatore, quest’ultimo si sente un po' il Babbo Natale di turno. A volte si sente pure dire dal cosplayer “sono venuto da te perché non mi sono trovato bene”. Questo alla lunga spinge anche i fotoamatori a farsi pagare. Ma chi prende i soldi per rimpiazzare l’entusiasmo smarrito spesso ottiene risultati scarsi e finisce con il fare danno in primis a se stesso, ma anche a tutti gli altri fotografi.
Il quarto problema è l’evoluzione del mezzo digitale. Qui posso recitare anche un “mea culpa”. Quanto tutti si sono messi a fare fotografia perché la macchina fotografica è diventata mainstream c’erano tre possibilità: selezionare i soggetti, investire nell’equipaggiamento, destinare maggior energia alla post-produzione.
Scartando le prime due, perché detto sinceramente, se hai una bella macchina e fai foto a bei soggetti buon per te, ma non ne farei un merito, il lavoro di grafico invece completa l’opera fotografica in modo molto personale e dà sicuramente ulteriore merito al suo autore. Così pensavo. Poi sono arrivate le AI e hanno di nuovo mischiato le carte in tavola.
Capisco che si possano fare tutte le obiezioni del caso e potrei far scrivere altre centinaia di pagine a Chat GPT su questo tema, ma nei fatti non c’è dubbio che il pubblico apprezzerà questa nuova evoluzione della “fotografia”. In questo caso però all’inizio non sarà il fotografo a subire il danno maggiore, ma il soggetto. Chi ha accesso a queste tecnologie già oggi può creare, modificare e sostituire qualsiasi dettaglio di un cosplay. Più tutto questo verrà abusato, come è inevitabile, più del cosplayer rimarrà solo un minuscolo mucchietto di pixel diluito nelle visioni di una AI. Poi, quando i primi cosplayer scopriranno che la AI può anche spogliarti del tuo abito e inizieranno a gridare allo scandalo, l’intolleranza per il fotografo sconosciuto sarà definitivamente inestirpabile.
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