I quattro cavalieri dell’apocalisse fotografica

Martedì 06 Giugno 2023

Se mi seguite da un pò sono certo che in passato avrete già letto post come questo. Ciononostante la situazione nella fotografia cosplay non è mutata in meglio, quindi eccovi qualche considerazione post fiera giusto per fare il punto su cosa non sta funzionando in questo ambiente.

Primo problema, ignoranza e maleducazione: giusto ieri ero in fiera e arrivano due signore con la macchina fotografica che iniziano a scattare sui soggetti che stavo mettendo in posa. Solita scena: faccio notare che non è corretto scattare senza chiedere il permesso al soggetto. Loro: “siamo in un luogo pubblico”. Vi risparmio il seguito con le mie citazioni di legge 679/16 e 633/41. Ormai le so a memoria… Ma anche il pubblico dei social non è da meno: sotto un mio scatto ieri è comparso il commento "ma poi te la sei fatta questa?". Ma chi lo vuole un pubblico così? Io di voglia di condividere i miei scatti sui social ne ho sempre avuta poca, ora ancora meno.

Secondo problema: la paura dei fotografi sconosciuti. Prima della fiera ho ricevuto dei messaggi incoraggianti: “so che ci sarai e visto che mi ero trovata bene lo scorso anno, vorrei scattare ancora con te”. Insomma tutto va bene con chi ti conosce, ma con quale coraggio scatti una foto a un cosplayer che è già a disagio solo per il fatto che gli stai chiedendo una foto? Partendo così immaginate poi che foto saltano fuori…

Il terzo problema è legato all’implicita contrapposizione tra fotografi a pagamento e fotoamatori. Non sto usando la parola “implicita” a caso: sono sempre convinto che l’unica cosa che dovrebbe distinguere un fotoamatore da un fotografo a pagamento è che il primo scatta ciò che vuole, il secondo offre un servizio a chi lo richiede.

Il problema è che quando il cosplayer è disposto a pagare per delle foto e poi viene a chiederle anche al fotoamatore, quest’ultimo si sente un po' il Babbo Natale di turno. A volte si sente pure dire dal cosplayer “sono venuto da te perché non mi sono trovato bene”. Questo alla lunga spinge anche i fotoamatori a farsi pagare. Ma chi prende i soldi per rimpiazzare l’entusiasmo smarrito spesso ottiene risultati scarsi e finisce con il fare danno in primis a se stesso, ma anche a tutti gli altri fotografi.

Il quarto problema è l’evoluzione del mezzo digitale. Qui posso recitare anche un “mea culpa”. Quanto tutti si sono messi a fare fotografia perché la macchina fotografica è diventata mainstream c’erano tre possibilità: selezionare i soggetti, investire nell’equipaggiamento, destinare maggior energia alla post-produzione.

Scartando le prime due, perché detto sinceramente, se hai una bella macchina e fai foto a bei soggetti buon per te, ma non ne farei un merito, il lavoro di grafico invece completa l’opera fotografica in modo molto personale e dà sicuramente ulteriore merito al suo autore. Così pensavo. Poi sono arrivate le AI e hanno di nuovo mischiato le carte in tavola.

Capisco che si possano fare tutte le obiezioni del caso e potrei far scrivere altre centinaia di pagine a Chat GPT su questo tema, ma nei fatti non c’è dubbio che il pubblico apprezzerà questa nuova evoluzione della “fotografia”. In questo caso però all’inizio non sarà il fotografo a subire il danno maggiore, ma il soggetto. Chi ha accesso a queste tecnologie già oggi può creare, modificare e sostituire qualsiasi dettaglio di un cosplay. Più tutto questo verrà abusato, come è inevitabile, più del cosplayer rimarrà solo un minuscolo mucchietto di pixel diluito nelle visioni di una AI. Poi, quando i primi cosplayer scopriranno che la AI può anche spogliarti del tuo abito e inizieranno a gridare allo scandalo, l’intolleranza per il fotografo sconosciuto sarà definitivamente inestirpabile.


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