E’ stato commesso un terribile crimine in questi ultimi anni ma fortunatamente possiamo capirne genesi e dettagli con un briciolo di analisi forense.
Il mandante è una generazione di individui pronta a monetizzare qualsiasi contenuto anche solo vagamente sessuale rappresentato dal corpo umano. Situazione scaturita da una società che per gelosia intrinseca o per dettami religiosi ha operato negli anni un’enorme repressione sessuale.
Ma è solo il ritrovamento dell’arma del delitto che ci dà la possibilità di ottenere tutti i dettagli necessari ad individuare la vera vittima del misfatto. Lo smartphone è un oggetto multifunzione in grado di fare fotografie, ma con un obiettivo rivolto anche verso chi esegue lo scatto. Un oggetto che sembra volerci dire che possiamo fare da soli, che il grilletto possiamo premerlo noi e sbarazzarci una volta per tutte di quell’inutile treppiede umano che ancora qualcuno riesce a chiamare fotografo.
Ed eccolo il cadavere: giace ai nostri piedi e ancora sembra implorarci di scattare le foto per OnlyFans; lo avrebbe fatto anche gratis solo per il piacere di osservare la scena in diretta, dal posto d’onore sovrastando il popolo affamato dei cenni e degli ammiccamenti della propria regina. Ma il suo gesto è inutile come lo è il suo lavoro perché non importa più chi preme il pulsante, non è la forma che fa il contenuto e non è la fotografia artistica che risveglia il voyerista pagante.
Diciamoci la verità, quel fotografino rantolante non ci fa pietà, più che la vittima è solo un danno collaterale trascurabile. Il vero funerale andrà fatto alle pin up, al glamour, alle conigliette dei calendari, alla fotografia erotica e alla bravura di tutti i creativi che non hanno più occasione di trasformare il corpo di un essere umano qualsiasi in un’opera d’arte, perché ai più un selfie è sufficiente.
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