Le foto del Natale passato, presente e futuro

Giovedì 09 Dicembre 2021

Siamo giunti alla fine del 2021 e nonostante la pandemia, a livello fotografico ho avuto diverse opportunità di scattare e con esse l’immancabile serie di problemi che ne conseguono. In una delle ultime fiere ho impedito ad un fotografo di fare foto appostandosi dietro le mie spalle e mi sono sentito rispondere un “tu non sai chi sono io” seguito dalla visione forzata sul cellulare del suo portfolio di ragazze in intimo. In primis si può anche pensare a quelle poverette che hanno posato con questo maleducato, ma con il senno del poi si riscopre una grande verità: il biglietto da visita di un fotografo è il suo portfolio.

Nel mio portfolio ho foto quasi di tutti i generi ma non ho mai scattato foto pornografiche né fatto met-art, ovvero foto che mostrano i genitali del soggetto. Con questo non voglio dire che rifiuti questi generi a prescindere: penso che spetti al fotografo creare qualcosa di bello indipendentemente dalla situazione di partenza. Nel mio caso non mi ritengo abbastanza bravo da piegare alla mia visione artistica un messaggio così esplicito.

Ad ogni modo, se si vuole mostrare una foto al pubblico, il canale principale è indubbiamente Instagram. Su questo social il seno nudo della Venere di Botticelli non è politicamente corretto, ma le foto di ragazzine ubriache scattate nei cessi delle discoteche hanno ottima visibilità.

Per questo ho scelto di tenere il mio portfolio nel mio sito, dove però la visibilità delle mie opere è infinitesimale. Ciononostante negli ultimi anni ho avuto tre richieste di rimuovere fotografie anche da lì: persone che si sposano o che hanno un lavoro in cui anche una foto cosplay le metterebbe in cattiva luce. Eppure erano foto apprezzate con entusiasmo nel periodo in cui erano state scattate.

Ho fatto il militare durante la guerra del Golfo; è stata una guerra inutile che è servita solo a destabilizzare l’Iraq, distruggere Bagdad e fare gli interessi delle lobby petrolifere. Ancora oggi ho appeso in soggiorno il gagliardetto commemorativo: non mi vergogno di ricordarlo e allo stesso modo non mi vergogno di nessuna delle foto che ho scattato, perché è il mio portfolio e rappresenta il lavoro fatto con il mio soggetto alla ricerca di un’opera da condividere con orgoglio ed entusiasmo.

Eppure non posso decidere da solo e devo rispettare chi ci ha messo la faccia e oggi ha cambiato idea; devo tenere in considerazione che ognuno dei miei soggetti prima o poi abbia un motivo per voler cancellare quel singolo fotogramma del suo passato; che la persona che avrebbe dovuto custodire quel ricordo con gioia oggi lo vive come un’umiliazione.

Se i miei soggetti sono anche miei amici il problema non si pone perché qualsiasi novità, dubbio o problema verrebbe condiviso immediatamente. Non è così quando si parla di persone viste solo in un’occasione, smarrite per la distanza o dopo gli anni di lockdown.

Recentemente avevo deciso di ridurre il mio portfolio soltanto a poche immagini selezionate, ma ora mi sento veramente solo a combattere questa battaglia di libertà espressiva, al punto che ho deciso di rinunciarvi. Ho eliminato tutte le foto che potevano risultare incompatibili con il “comune senso del pudore di quest’epoca” anche dal mio sito.

Mi è rimasta solo un’ultima domanda: che senso ha scattare ancora foto così difficili da presentare al pubblico e ancor più da portare sulle proprie spalle?


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