Ho postato sul gruppo Cosplayers Italiani una domanda che a prima vista può sembrare banale, ovvero: "Come si vince una gara cosplay?" ... Tantissimi commenti in poco tempo, nessuna risposta definitiva, molte basate su un "meglio degli altri" generico; qualcuno grida alla trollata... In realtà non lo è. E' una domanda che parte da una piccola riflessione, ovvero: ogni gara degna di tale nome prevede che ci sia un traguardo. Anche nelle gare di tuffi dove il traguardo potrebbe essere "il tuffo perfetto" ci sono dei parametri di valutazione chiari come ad esempio la perpendicolarità nell'ingresso in acqua o la difficoltà di partenza. Tutte queste cose vengono valutate dai giudici, moltiplicate per dei coefficienti e danno origine ad un unico valore misurabile che stabilisce con certezza chi è primo.
Nel cosplay no. Nel cosplay non è chiaro nemmeno il traguardo, ovvero il premio per il quale stai gareggiando, e se ce ne fosse anche solo uno, ci si scontrerebbe sui parametri di valutazione perchè "il sartoriale è una cosa e le armature un'altra" dimenticando che quel contest di tre minuti in realtà è stato preparato per settimane, mesi o anni investendo diverse quantità di risorse che inevitabilmente andranno a ipotecare il giudizio finale indipendentemente da chi indossa quell'abito nei tre minuti sul palco.
E allora non è ancora giunto il momento di cancellare tutto? Di rendersi conto che 10 premi fanno felici 10 persone ma ne indispongono 100. Perchè rispettare il fair play quando qualcuno vince è più facile che farlo quando un pò tutti vincono. Di pensare che se qualcuno vince la "coppa Italia" con il suo cosplay poi non dovrebbe poter gareggiare la settimana dopo "in serie C" con lo stesso cosplay?
Avere il coraggio di condividere parametri di valutazione chiara, scritti nero su bianco e fregarsene se i soliti bimbi si stracciano le vesti per paura di non vincere come al solito perchè chiamarsi in un certo modo o avere millemilalikes ti fa più bravo a prescindere.
Ma si dai che ho finito la pausa pranzo, pubblico il mio piccolo delirio "di uno che non ha mai fatto una gara e non può dire nulla" (magari fosse così anche per il calcio) e torno al lavoro...
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