Oggi mi hanno chiesto a che cosa possa servire un "sindacato" cosplayers e quindi desidero spiegare bene il senso di questa iniziativa.
Partiamo ponendoci qualche semplice domanda: gli atleti che partecipano alle gare sportive pagano l'ingresso allo stadio? E le ragazze che fanno le sfilate di bellezza?
Allora perchè i cosplayer pagano l'ingresso intero alle fiere dei fumetti e la qualità dei contest di rado supera quella della sagra del cinghiale di Canicattì?
E' vero che Rimini e Lucca Comics hanno aree accessibili gratuitamente e anche Fumettopoli si sta spostando in luoghi più adatti ad accogliere i cosplayers ma è ormai chiaro che fiere del fumetto e cosplay sono due mondi che iniziano a stare troppo stretti per rimanere in simbiosi, soprattutto finchè certe organizzazioni considerano i cosplayers solo un'appendice scomoda a eventi di editoria e mercatini vari.
Allora perchè non iniziamo a pensare che sono i cosplayer il centro delle fiere, che sono loro che attirano il 90% del pubblico e che danno la possibilità agli espositori di vendere i loro prodotti?
Inziamo a chiedere un minimo di dignità a chi, sulle spalle dei cosplayers, guadagna centinaia di migliaia di euro a fiera e non si è ancora reso conto che le sue "fiere dei fumetti" sono in realtà "fiere del cosplay".
Essere uniti per questa causa significa poter pretendere qualità alle manifestazioni, giurie imparziali, trattamento e premi adeguati, sconti all'ingresso; ma soprattutto dimostrare che il cosplay non è più un fenomeno ridicolo e collaterale alle fiere del fumetto, ma un'attività hobbistica di rilievo che può benissimo viaggiare da sola e su degli standard decisamente più alti di quelli che fino ad ora le lucrose organizzazioni ci hanno concesso.
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