Il diaframma è fondamentalmente il buco attraverso il quale la luce raggiunge il sensore.
Il diaframma varia la sua dimensione e può essere grande (es: 2.8) o piccolo (es: 16).
Ovviamente meno luce raggiunge il sensore più il tempo necessario per ottenere l'esposizione ottimale deve essere lungo. E' quindi possibile scattare la stessa foto con un diaframma grande e un tempo breve o con un diaframma piccolo e un tempo più lungo. Ma allora che cosa cambia?
La risposta è la profondità di campo. E che cos'è? E' la zona in cui il soggetto risulta a fuoco. Guardate questo esempio:
Nella prima immagine, con un diaframma ampio risulta a fuoco solo l'area intorno al soggetto. Nella seconda immagine invece sia ciò che sta davanti, sia ciò che sta dietro, risultano a fuoco.
Quindi la regola che ne ricaviamo è: se voglio fare un ritratto magari con lo sfondo sfumato è meglio usare un diaframma piuttosto grande. Se invece desidero fotografare un oggetto in primo piamo e vedere bene anche lo sfondo, devo usare un diaframma piccolo (e di conseguenza un tempo più lungo).
Questo post ha parlato del "diaframma" e della "profondità di campo". Nel precedente abbiamo parlato del tempo di esposizione, e nel prossimo parleremo degli ISO concludendo così i tre principali parametri che influenzano le nostre foto.
E, visto che si tratta di una cosa semplice, scopriremo altri tre parametri meno famosi ma molto interessanti per variare l'esposizione. Ovvero: il blocco dell'esposizione, i sistemi automatici di valutazione dell'esposizione e il controllo della compensazione d'esposizione :)
Alla prossima!
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